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Storie interessanti: Virgola, punto, punto interrogativo e punto esclamativo

Paul Cathill
Paul Cathill

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26 maggio, 2017 – 5 min read

Tutti usiamo la punteggiatura. A volte correttamente, ma per lo più, e voi sapete che ho ragione qui, in modo scorretto. Ma da dove viene questa “punteggiatura”? Perché ce l’abbiamo? Perché ci preoccupiamo delle virgole e dei punti? Molti sistemi di scrittura non ne hanno nemmeno bisogno. Per esempio il cinese non ha davvero bisogno della punteggiatura, e gli antichi egizi ne facevano benissimo a meno. Esaminiamo alcuni di questi comuni segni di punteggiatura e vediamo da dove diavolo vengono.

Comma

Ovviamente è più facile iniziare con la virgola, è un segno che tutti amiamo odiare, poiché ha delle regole confuse dietro di sé. Puoi metterla qui, ma non lì, ma se ti va puoi metterla lì, ma non qui, o se segui quello stile puoi sicuramente metterla qui, ma cerca di non metterla lì. E così va avanti e avanti e avanti. Ma tutto è iniziato in modo semplice, già nel III secolo a.C., quando veniva usata semplicemente per indicare che bisognava prendere fiato quando si leggeva ad alta voce. La virgola (o komma) significava che bisognava fare un breve respiro. Fu originariamente inventata da Aristofane di Bisanzio, e Aldus Manutius, molto più tardi, nel XV secolo, le diede l’aspetto moderno che tutti conosciamo. La stampa l’ha resa popolare, rendendola uno dei più importanti, e confusi, segni di punteggiatura nella grammatica moderna, solitamente basata sul latino. Ora la virgola ha molti scopi e non ha quasi nulla a che fare con la lettura ad alta voce. È usata per separare le clausole nelle frasi, per spezzare le liste, per formattare le date, segnare i decimali e così via.

Full stop

Ora passiamo al punto fermo, o punto, ora che un facile segno di punteggiatura. Proprio come la sua cugina virgola, è stata introdotta da Aristofane di Bisanzio e veniva usata per terminare un’espressione completata, o una frase. Solo che in origine era posizionato in alto, in cima alla riga. Lentamente scese, e quando la virgola cambiò il suo aspetto da semplice punto a… beh, virgola, divenne il punto fermo che tutti conosciamo e amiamo oggi. Ha anche un paio di pseudonimi, come “punto”, “punto fermo” o semplicemente “punto”. Al di fuori del suo uso originale per terminare una frase, è anche usato nelle iniziali, nelle abbreviazioni e persino in matematica. Il punto può essere abbastanza pratico.

Punto interrogativo

L’origine del punto interrogativo è avvolta nel mistero! Nessuno è sicuro da dove venga e perché abbia una forma così strana. C’è una leggenda secondo la quale il punto interrogativo ha preso la sua forma dalla coda di un gatto nell’antico Egitto. I gatti sono animali curiosi, e quando controllano qualcosa piegano i loro racconti. Una storia molto interessante, ma purtroppo nell’antico Egitto nessuno usava la punteggiatura, anche se amavano i gatti. La prima forma del punto interrogativo può essere fatta risalire ai testi medievali dove aveva l’aspetto di un punto e un fulmine (.~). Ma non rimase in giro e in molti casi il suo scopo era abbastanza discutibile. Solo nel 13° secolo, quando la pubblicazione di libri stava diventando un commercio importante, un punto e un’illuminazione divenne un po’ una norma, tranne che la parte dell’illuminazione divenne più ricurva. Un’altra teoria che il punto interrogativo provenga dal latino quaestiō (“domanda”) che fu abbreviato in “qo” durante il Medioevo. Con il tempo la “q” salì sopra la “o” e si aprì, trasformandosi in ? Nel XVII secolo, con l’ampia diffusione della stampa, il punto interrogativo prese finalmente la forma a noi familiare. Fu lentamente adottato dalla maggior parte delle lingue mondiali e oggi è usato in tutto il mondo.

Punto esclamativo

Il punto esclamativo è un cugino stretto del punto interrogativo, proprio come il punto fermo della virgola. È opinione diffusa che venga dal latino “io”, che significava “evviva”, un’esclamazione di gioia o meraviglia. Proprio come con “qo”, col tempo la “i” si arrampicò sulla “o” e divenne ! Nel XV secolo fu introdotto nella stampa inglese e da allora è stato usato nella maggior parte delle lingue basate sul latino e sul cirillico. Un’interessante nota a margine, le macchine da scrivere manuali non avevano un tasto separato per il punto esclamativo fino agli anni ’70 e venivano rappresentate con un punto e un apostrofo sopra di esso. Oggigiorno il punto esclamativo è usato anche come avvertimento, per esempio sui cartelli stradali o sulle scatole elettriche, per dirci di stare attenti al pericolo o ai pericoli.

Ecco i quattro segni di punteggiatura più importanti: virgola, punto, punto interrogativo e punto esclamativo. Vengono tutti da tempi e luoghi diversi, ma ora lavorano insieme per dirci cosa diavolo voleva dire uno scrittore.

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