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Chi ha davvero scoperto le macchie solari?

Cusate da tempeste magnetiche che sfondano la superficie del Sole, queste macchie relativamente fredde appaiono come macchie nere che sembrano muoversi attraverso il disco del Sole. A volte sono così grandi che possono essere viste ad occhio nudo attraverso una nuvola sottile o al tramonto. Come tali, la loro esistenza è probabilmente nota fin dalla preistoria, e gli astronomi cinesi ne hanno tenuto traccia più di 2.000 anni fa.

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Tuttavia, la vera natura delle macchie solari divenne chiara solo con l’avvento dell’astronomia moderna all’inizio del XVII secolo. La credenza nel modello greco antico di un universo perfetto era ancora diffusa, rendendo l’esistenza stessa delle “macchie” sul Sole profondamente controversa. Nel 1611, lo studioso gesuita Christoph Scheiner insistette che si trattava di lune in orbita attorno al Sole altrimenti incontaminato. Galileo non era convinto, e sosteneva la tesi delle nuvole nell’atmosfera solare.

Galileo Galilei (left) and Johannes Fabricius (right)
Galileo Galilei (a sinistra) e Johannes Fabricius (a destra)

La prima persona a dimostrare che le macchie solari erano caratteristiche del Sole stesso fu un astronomo tedesco chiamato Johannes Fabricius. Usando una macchina fotografica a foro stenopeico, osservò per mesi degli ammassi di macchie solari, mostrando che scomparivano sul bordo occidentale del Sole, per poi ricomparire due settimane dopo sull’altro lato. Questo confermò che erano parte della superficie rotante del Sole – e fece di Fabricius il primo scienziato solare.

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