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William T. Sedgwick (1855-1921)

“Il titano di una galassia di giganti – il centro ispiratore di questo nuovo movimento – era William Thompson Sedgwick”, scrisse Charles-Edward Winslow, un tempo studente di Sedgwick, in un articolo del 1953 dell’American Journal of Public Health sui pionieri della salute pubblica del 20° secolo.

Sedgwick fu uno dei tre fondatori della Harvard School of Public Health quando fu lanciata nel 1913 come Harvard-M.I.T. School for Health Officers. A quel tempo, era già un pioniere di primo piano nei campi in rapida evoluzione della salute pubblica e dell’igiene. Al M.I.T. Sedgwick dirigeva il Dipartimento di Storia Naturale, più tardi noto come Dipartimento di Biologia, dove tra i suoi protetti c’era il futuro professore di ingegneria sanitaria di Harvard George Whipple, che fu a sua volta responsabile di aver coinvolto Sedgwick nella nascente Scuola di Sanità Pubblica.

Ricercatore, scrittore e insegnante, Sedgwick pubblicò centinaia di articoli e altri scritti. I suoi studi sulle epidemie di febbre tifoidea furono descritti da Winslow come “classici nel campo”, mentre il suo libro Principles of Sanitary Science and Public Health, pubblicato nel 1902, fu “forse il fattore singolo più potente nel risvegliare i leader della medicina, dell’ingegneria e della scienza all’importanza dei servizi igienici in quell’epoca di rapido sviluppo urbano e industriale”, secondo le parole di uno storico.

Tra i suoi studenti, Sedgwick ispirò timore e venerazione. Diversi anni dopo la sua morte, Winslow, Whipple e un terzo ex studente, Edwin Oakes Jordan, scrissero il seguente ricordo:

“Il vero grande insegnante deve dare al suo allievo tre cose diverse: una visione del soggetto in questione nelle sue relazioni con l’universo in evoluzione, un metodo vigorosamente onesto di pensare e lavorare in modo che la verità possa essere rispettata e, se possibile, progredita, e un entusiasmo per il servizio che si dimostrerà migliore persino del desiderio di fama come motivo convincente per far sì che gli uomini “disprezzino i piaceri e vivano giorni laboriosi”. Questi tre doni, e in ricca misura, Sedgwick ha dato ai suoi studenti.”

Una conferenza avvincente, Sedgwick aveva, secondo Winslow, “un dono insolito per la frase apt e perfetta” (un’affermazione che potrebbe essere ben contestata dai lettori della sua diatriba del New York Times contro i diritti delle donne) e una bussola morale incrollabile: “Ricordo una lunga conversazione con lui sulle mie qualifiche e mancanze personali, alla fine della quale disse: ‘Nel complesso Winslow, penso che tu possa essere un uomo molto utile’. Non un uomo di successo, non un uomo prospero, un uomo utile. Questa era la sua misura del valore della vita umana.”

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