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Uno sguardo indietro all’apartheid dopo la sua fine in Sudafrica 25 anni fa

Le prime elezioni sudafricane di tutte le razze 25 anni fa hanno voltato pagina su un sistema oppressivo di segregazione razziale chiamato apartheid che per circa 50 anni ha privilegiato i bianchi sui neri.

Ecco un promemoria.

Razze a parte

L’apartheid – una parola in lingua afrikaans che significa lo stato di “separatezza” – divenne la politica ufficiale del governo nel 1948 quando il conservatore National Party prese il potere.

Formalizzò un sistema di dominazione delle minoranze bianche in atto subito dopo che i coloni europei iniziarono ad arrivare sulla punta meridionale dell’Africa più di 300 anni prima, la maggior parte proveniente da Olanda e Gran Bretagna.

L’apartheid era costruito su leggi che classificavano le persone come nere, colorate (razza mista), indiane o bianche.

Le razze erano separate in ogni aspetto, anche a scuola, al lavoro e negli ospedali, e dove potevano vivere e fare acquisti.

I lavori erano riservati a certe razze; il matrimonio e il sesso oltre la barra del colore erano vietati; persino le spiagge, gli autobus e le panchine dei parchi erano assegnati in base al colore della pelle.

Dominio delle minoranze bianche

I bianchi – che costituivano meno del 20 per cento della popolazione – possedevano più dell’80 per cento della terra.

Controllavano l’economia, compreso il lucrativo settore minerario, e tutte le leve politiche.

I neri non avevano diritto di voto ed erano relegati a lavori, istruzione e servizi inferiori.

Sono stati costretti a vivere in borgate trascurate alla periferia delle aree urbane o in varie homelands svantaggiate su base etnica chiamate “Bantustan”.

Fino al 1986 i sudafricani neri erano obbligati a portare con sé un documento simile a un passaporto, chiamato libretto, che limitava i loro movimenti.

Per mantenere il sistema, il governo dell’apartheid impose una severa censura e fece molto affidamento sulle sue forze di sicurezza, con la coscrizione obbligatoria per i maschi bianchi tra il 1967 e il 1993.

La reazione

L’African National Congress (ANC) guidò la resistenza all’apartheid, adottando inizialmente tattiche non violente come scioperi, boicottaggi e campagne di disobbedienza civile.

Tra le prime grandi proteste ci fu il boicottaggio degli autobus del governo nella township di Alexandra nel 1957.

Nel 1960 una marcia a Sharpeville contro gli odiati libretti di circolazione divenne un massacro quando la polizia aprì il fuoco sulla folla, uccidendo 69 neri.

Nel 1960 il governo mise al bando l’ANC e altre opposizioni nere, e impose lo stato di emergenza.

Sottoterra e in esilio, l’ANC si rivolse alla lotta armata.

Nel 1964 uno dei suoi leader, Nelson Mandela, fu condannato con altri all’ergastolo per sabotaggio. Rimase dietro le sbarre per 27 anni, diventando il prigioniero politico più conosciuto al mondo dell’epoca e un’icona della lotta anti-apartheid.

Sanzioni

Il massacro di Sharpeville portò l’attenzione mondiale sulla brutale repressione del regime, portando all’inizio del suo isolamento internazionale.

Il Sudafrica fu escluso dai Giochi Olimpici, espulso dalle Nazioni Unite, messo sotto embargo commerciale e sulle armi.

Personalità di fama internazionale divennero attivisti contro l’apartheid, con un grande concerto rock allo stadio Wembley di Londra nel 1988 in onore di Mandela.

L’apartheid fu abolito

A molti fu uno shock nel 1990 quando il presidente F.W. de Klerk, al potere da soli cinque mesi, annunciò la legalizzazione dell’opposizione nera.

In pochi giorni, Mandela uscì libero dopo 27 anni di prigione; entro un anno e mezzo, l’apartheid era finita, le sue leggi discriminatorie annullate.

Il suo smantellamento fu celebrato con il premio Nobel per la pace 1993 assegnato a Mandela e de Klerk.

La transizione verso la democrazia non fu senza ostacoli, con gli estremisti bianchi violentemente resistenti e la rivalità tra i militanti dell’ANC e il partito zulu Inkhata che sfociò in violenza mortale.

Le prime elezioni di tutte le razze si tennero nel 1994 e i sudafricani neri fecero ore di coda per votare per la prima volta nella loro vita.

L’ANC vinse con una valanga di voti e Mandela divenne il primo presidente nero del paese. L’apartheid era finita.