Plinio il Vecchio
Storia naturale
Il libro 1 della Storia naturale contiene una lunga prefazione all’imperatore Tito, sotto il cui regno l’opera fu completata, e un indice dei restanti libri con gli autori consultati. I libri 2-6 descrivono l’universo e la superficie della terra; il libro 7 tratta dell’uomo; i libri 8-11 trattano degli animali; i libri 12-19, delle piante; i libri 20-27, dell’uso delle piante nelle medicine; i libri 28-32 trattano delle medicine derivate dagli animali; e i libri 33-37, dei minerali e del loro uso nelle arti.
L’opera di Pliny non è affatto scientifica nel senso moderno. Contiene molti errori, alcuni dovuti alla sua errata traduzione del greco, la maggior parte dovuti alla fretta con cui ha lavorato e alla sua accettazione acritica delle sue fonti. Ciononostante, rimane la principale fonte di informazioni su argomenti che vanno dalle opere d’arte perdute alla magia popolare e include molto sulla storia, la letteratura, il rituale e i costumi romani.
Pliny era ammiraglio della flotta a Miseno nel 79, quando la grande eruzione del Vesuvio avvenne il 24 agosto. Secondo suo nipote, Plinio il Giovane, la sua curiosità scientifica lo spinse ad avvicinarsi di più al vulcano per ispezionare la nuvola di fumo. Fu informato che una signora di sua conoscenza, la cui casa si trovava alla base del vulcano, era in pericolo e non poteva fuggire via terra. Salvò la sua amica con una nave e, notando che molti altri erano in una situazione simile, ordinò che le navi della flotta fossero utilizzate per evacuarli dalla zona di pericolo. Continuò fino a Stabiae (4 miglia a nord di Pompei), da cui tutti gli occupanti stavano fuggendo, descrivendo continuamente ogni nuova fase dell’eruzione e ordinando che uno schiavo annotasse le sue osservazioni esattamente come le aveva fatte. Quando i terremoti e il fuoco si fecero più intensi, non riuscì a fuggire. Il suo corpo fu scoperto 2 giorni dopo sulla spiaggia di Stabiae, dove era morto, apparentemente per asfissia.