L’arte della fuga
Bach intendeva l’arte della fuga per essere eseguita?
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I contemporanei di Bach consideravano l’arte della fuga un’opera pratica – che sarebbe stata sia studiata che suonata. L’annuncio di C.P.E. Bach che annuncia la prima edizione nel 1751 menziona che l’Arte della fuga era stata “organizzata per l’uso al clavicembalo o all’organo”. Eppure fino agli ultimi decenni si è ritenuto che Bach intendesse l’Arte della fuga solo come un’opera teorica. Come si è arrivati a questo cambiamento di opinione?
Parte della ragione è che la fuga è caduta in disgrazia, a partire anche dalla vita di Bach stesso. Uno dei critici di Bach scrisse nel 1737 che le composizioni di Bach sarebbero state ammirate più ampiamente se Bach non avesse “oscurato la loro bellezza con un eccesso di arte”, un riferimento a presunte tecniche fugali troppo laboriose e troppo decorate. Bach fu davvero l’ultimo esponente della fuga e, dopo la sua morte, la forma morì virtualmente con lui. L’Arte della Fuga ebbe così poca risonanza che le lastre di rame delle incisioni furono vendute come rottami.
La musica di Bach – e con essa la fuga – languì nell’oscurità per quasi un secolo. Persino Mozart e Beethoven dovettero essere introdotti alle bellezze delle fughe di Bach da un aficionado, il barone von Swieten, che suonava le fughe di Bach nei suoi salotti domenicali a Vienna; ed entrambi i compositori iniziarono a incorporare elementi fugati nelle loro composizioni. Fu solo a metà del XIX secolo – grazie a un revival iniziato da Felix Mendelssohn e Robert Schumann – che le opere per tastiera, le cantate e la musica strumentale di Bach tornarono a far parte dei programmi dei concerti. L’Arte della fuga, tuttavia, era ancora considerata troppo astrusa.
Il sistema di notazione usato da Bach nel comporre l’Arte della fuga portò molti a credere che l’opera fosse puramente teorica. Questa notazione “a partitura aperta”, per cui ogni voce è scritta su un pentagramma separato, sembrava implicare un lavoro astratto, così come il fatto che Bach non lasciasse alcuna indicazione sulla strumentazione. Tuttavia, sebbene l’open scoring fosse già in via di estinzione ai tempi di Bach, egli lo utilizzò in altre composizioni per tastiera. Il vantaggio della partitura aperta era che l’organista/studente poteva vedere chiaramente le singole voci. La possibilità di suonare da partiture aperte si estinse nel XIX secolo e questo, combinato con il fatto che due movimenti (le fughe speculari XII e XIII) non sono suonabili da una sola persona alla tastiera, sembrava confermare ulteriormente che l’Arte della fuga era solo “musica per gli occhi”.
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Mozart trascrisse un certo numero di fughe di Bach per trio d’archi, compresi pezzi da Il Clavicembalo ben temperato e il Contrapunctus VIII dell’Arte della fuga. Anche il Kyrie del Requiem di Mozart è una fuga.
Philipp Spitta, J.S. Bach (1873-1880).